martedì 14 maggio 2013

LE 36 REGOLE PER SCRIVERE CORRETTAMENTE.



36 consigli con esempio incorporato scritti da William Safire, poi tradotti da Umberto Eco. Fatene tesoro, aspiranti scrittori.

1. Evitate le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu”.
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
17. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
18. Metti, le virgole, al posto giusto.
19. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non sempre è facile.
20. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
21. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
22. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe – o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento – affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
23. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fa sbaglia.
24. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
25. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
26. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
27. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche e simili.
28. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del “5 maggio”.
29. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
30. Pura puntiliosamente l’ortograffia.
31. Non andare troppo sovente a capo.

Almeno, non quando non serve.

32. Non usare mai il plurale maiestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
33. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
34. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiono come altrettante epipfanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
35. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
36. Una frase compiuta deve avere

domenica 24 marzo 2013

BUK 2013 - Un piccolo reportage.






BUK, il festival della piccola e media editoria di Modena, si tiene al Foro Boario: in passato qui si svolgeva il mercato delle vacche. Non molto incoraggiante come premessa.

I bagni sono infelicemente posizionati accanto all’ingresso e il primo incontro degno di nota (di biasimo) è con la puzza di cloaca. Superato il trauma, però, la musica cambia: c’è più gente di quanto mi ero prefigurato, 95 editori collocati ordinatamente, gli autori presentano le loro opere in tre sale diverse. Niente male.


In uno dei primi stand che incontro c’è un ragazzo alto e adunco, un cartellino sul petto mi rivela un nome che conosco, visto che si trova nel titolo di tutte le email che mi invia con cadenza regolare. Anche se è la prima volta che lo vedo, saluto Alberto Panicucci di R.I.L.L. come fosse un vecchio amico. È simpatico e ottimamente accompagnato da due belle collaboratrici, mi vende un libro, il secondo me lo regala. Metto in saccoccia e proseguo.


Il secondo tavolino che mi attira è quello di Plesio Editore. Un ragazza sta illustrando il contenuto di un med-fantasy (sottogenere che non conoscevo) con passione vera. Mi soffermo ad apprezzare la sua descrizione degli otto romanzi che sta promuovendo, è preparatissima. Mi faccio raccontare qualcosa sulla casa editrice. È nata nel 2011, a Forlì, distribuisce solo in alcune librerie della sua zona e nelle fiere (caratteristica che si rivela comune a molti piccoli editori. Pare che i distributori chiedano percentuali proibitive) e in questo momento non accetta nuovi manoscritti. È appassionata e gentile, quindi compro un libro. Non devo farmi prendere dall’euforia, altrimenti dovrò rivolgermi ad uno strozzino per pagare tutto.

Assisto alla presentazione di una nuova casa editrice: Edizioni 6pollici. Un Reading non molto riuscito che parla di polline e aspirapolvere, la proiezione di un balletto palloso, ma un interessante volantino che dice più o meno: “Cerchiamo autori. Mandaci il tuo manoscritto, in 60 giorni ti rispondiamo e scriviamo anche una scheda di valutazione.” È come invitare un’oca a bere, cerco subito il loro sito, ma scopro che il servizio di cui sopra costa 25 euro. Buonanotte.

Incontro poi due giovani entusiasti, hanno creato “Tribuks” un social network per gli scrittori e l’editoria. Il progetto, meritevole, è ai primi vagiti. La versione beta ha bisogno di qualche aggiustamento, ma soprattutto serve che questi ragazzi trovino molti utenti. Di fronte c’è la casa editrice A.CAR, mi presento all’editore, è abbastanza affabile e ha voglia di chiacchierare. Mi illustra la sua visione del mercato editoriale, non molto incoraggiante (a dire la verità è il primo che si lamenta, gli altri editori si sono detti abbastanza soddisfatti delle vendite, in particolare per i generi fantasy e sentimentale). Dice che la quasi totalità del successo di un piccolo editore dipende dalla capacità degli autori di auto-promuoversi, e aggiunge, con realismo sconfortante, che in questo periodo un autore deve aspettasi di trarre poco o nessun profitto dalle proprie opere.

Al tavolo di Edizioni Domino ci sono tre signore, la laconicità dell’editrice è compensata dalla prolissa gentilezza delle due autrici prossime alla sessantina che ha a fianco, una delle quali vestita di una peculiare eleganza fuori moda. Mi decantano le lodi dei loro romanzi fantasy (ebbene sì, e io che credevo che fosse un genere da adolescenti), ascolto con attenzione, poi però una si lancia nel dichiarare che poteva pubblicare con Mondadori, ma ha rifiutato perché “non sempre i grandi editori pubblicano grandi romanzi.” Saluto garbatamente, mentre mi scrollo gli schizzi di immodestia di dosso.

Altra presentazione. Nuova S1 di Bologna, attività principale la pubblicazione di libri che trattano il ricamo, lancia una nuova iniziativa chiamata “Il Girovago”. Diari di viaggio di italiani all’estero ed esperienze di stranieri in Italia, più un sito sul quale tutti possono raccontare le loro avventure attorno al mondo. Il loro primo libro tratta un viaggio che ripercorre il tragitto dei migranti africani dal Senegal a Tunisi. Interessante, ben presentato da un autore/attore con la voce profonda e avvolgente. 

Decido di concludere la mia visita con un incontro con l'autore. Quando il ragazzo dice: "Un grande scrittore deve amplificare la sua vita per renderla la vita di tutti, e io l'ho fatto." ecco che mi alzo e faccio per abbandonare il festival. Senonché, lungo il tragitto, il mio occhio cade su un segnalibro fatto a forma di daga. "L'ho fatto io, a mano. Cioè, l'ho ritagliato." La voce flebile di un ragazzo rotondetto e un po' timido. Mi piace l'atteggiamento. Oltre al segnalibro, Federico Marvasi è anche artefice di una saga (I Crepuscolari) di cui ha pubblicato il primo volume con Fedelo's Editrice. Mi compro il libro sulla fiducia, è l'ultimo, ora di tornare a casa e leggere un po'.