Molinella, Maggio 1909.
Le mani affondate nelle tasche del
pastrano sdrucito, lo sguardo verso il cielo freddo dell'alba. La cima monca del campanile gli
fece ricordare di quando, due mesi prima, lassù, piccoli, i pompieri
di Bologna picchiavano le mazze contro le pareti ostinate della cella
campanaria.
“Bella roba ha fatto, il tuo sindaco.
Buttare giù mezzo campanile, e pensa che la croce che c'era in cima
l'hanno gettata tra i ferri vecchi. Per fortuna un'anima pia l'ha
recuperata di notte e l'ha lasciata davanti alla porta della
canonica.”
Bepi si girò e vide la fronte
aggrottata del suo amico. “Serve per stare più sicuri, Bruno. Non
vedi come è storto quel campanile? Va a finire che viene giù, come
quello di Venezia. E poi hai sentito che disastro è successo a
Messina? Se viene un terremoto, quel coso ci salta in testa.”
“Terremoto un corno. Il Massarenti ce
l'ha con i Cristiani, te lo sai. Il nostro povero parroco non può
neanche celebrare un funerale, che ogni volta che arriva al
camposanto, il custode lo tiene fuori, e deve chiamare i Carabinieri
per farsi aprire.”
“Solo d'estate, per evitare che si
diffondano le epidemie. Il sindaco ci tiene alla salute di tutti.”
“Allora dovrebbe pensare alla
pellagra, che ci sono più di cento malati a Molinella, invece che
spendere dei soldi per abbassare il campanile. Vado via che se no mi
va il sangue alla testa. Che Dio ti assista.”
“Dio non esiste.”
“Che Dio ti perdoni!”
Povero ingenuo Bruno, ancora crede
nella favola della religione. A Massarenti non interessa nulla delle
campane del parroco, né delle preghiere che recita per i morti; il
fatto è che non si limita a quello: le Unioni Professionali
cattoliche continuano a schierasi dalla parte degli agrari per
ostacolare le Leghe. I preti e i proprietari terrieri fanno muro
attorno ai propri privilegi e si mostrano tremendamente sordi ed
egoisti verso le giuste attese delle masse proletarie diseredate. Ciò
che accade in cielo è per noi un mistero, mentre la terra che ci dà
da mangiare, quella la conosciamo bene. Noi socialisti siamo anche
Cristiani, perchè vogliamo aiutare chi soffre, chi è più debole,
chi più ha bisogno. Ma siamo soprattutto socialisti perchè vogliamo
eliminare la sofferenza, la povertà e l'ingiustizia sociale.
“Bepi! Ti sei incantato a guardare il
campanile? Vieni dentro che ti offro un bicchiere di vino.”
L'uomo si scosse dai suoi pensieri e si
avviò verso l'ingresso dell'osteria.
“Ci vuole proprio un bicchierino, fa
freschino qua fuori.”
Angelo era l'oste, nonché Assessore
della Giunta Comunale. Se offriva da bere, era perchè voleva
chiedere un favore.
“Dì un po', Bepi: che aria tira?”
“Pesante. I braccianti della
Cooperativa Agricola vogliono il resto dei loro salari. Ne avete
pagati solo la metà e promesso di saldare il resto a conclusione
dell'anno agricolo, ma l'anno è già finito da un pezzo. Dimmi la
verità, ce li avete i soldi?”
“No. Ma devi aiutarmi a tenerli
tranquilli, so che ti danno retta. Adesso dobbiamo stare uniti,
stiamo diventando sempre più forti. Ci sono rimasti solo 4 o 5
nababbi ostinati e irragionevoli che non vogliono accettare la
tariffa delle Leghe. Mettiti in giro e cerca di parlare con i
braccianti. Dì loro che le merci che hanno preso a credito dalla
Cooperativa di Consumo non dovranno pagarle. Dì loro che Massarenti
sta trattando con Luzzatti e con Giolitti e che la situazione sarà
risolta a giorni.”
“Giolitti? Ma è vero?”
“Sì. Ci sta dando una mano anche il
Senatore La Torre. La cosa andrà a buon fine. Ti dico di più: tra
qualche mese ci sarà molto più lavoro. Il Governo manderà dei
soldi per fare i lavori di bonifica. A febbraio scorso hanno
istituito un consorzio per alzare l'argine di Reno e quello
dell'Idice. L'ingegnere del Genio Civile sta già lavorando al
progetto. Ci sarà bisogno di molti altri scarriolanti. Devi dire
anche questo: che si iscrivano tutti all'elenco dei poveri.”
“Finiremo per diventare la Repubblica
degli Accattoni. Siamo già più di 7.000 persone in quell'elenco.”
“E Massarenti farà in modo che tutti
abbiate un sussidio, checchè ne dica la Giunta Provinciale. È il
socialismo: nessuno di voi sarà lasciato da solo.”
“C'è anche il problema della
pellagra.”
“Apriremo delle locande sanitarie per
curarla. Non subito, in luglio probabilmente. Prima dobbiamo
sistemare gli ultimi dettagli per la costruzione della nuova scuola a
Marmorta.”
“Prima la scuola e poi la pellagra?
Siamo sicuri?”
“Massarenti dice così. Che senza
istruzione non ci può essere emancipazione del proletariato. Solo
chi è istruito può valutare cosa e come fare, come e dove andare.
Una classe che aspira governare le istituzioni deve essere
culturalmente preparata, non si sostituisce una classe sociale con
un'altra culturalmente e socialmente inferiore. E noi vogliamo
governarlo meglio dei padroni questo paese, vero Bepi? Per questo
costruire scuole è per noi la cosa più importante. Saremo
accattoni, ma mai più analfabeti.”
Si spalancò la porta dell'osteria per
far entrare un ragazzino ansimante.
“Hai corso un po' troppo, cinno.
Sembri più stanco di Dorando Petri.”
“Signor Bepi, mi hanno mandato dalla
risaia. Vostra moglie è in travaglio.”
Sebben che siamo donne / paura non
abbiamo
per amor dei nostri figli / in lega
ci mettiamo.
A oilì oilì oilà / e la lega
crescerà
e noialtri lavoratori / vogliam la
libertà.
Cantavano curve,
piantate nel fango, le mondine di Molinella. Bepi correva tra le
terre allagate, la sua gioia di padre, la sua ansia di marito, e
malediceva il mondo. Che società era mai quella, che costringeva le
donne incinte a lavorare 9, 10 ore ogni giorno, fino all'ultimo, fino
a farle partorire in una risaia? Che le forzava ad abbandonare i
figli, lasciati a razzolare per tutto il giorno davanti a casa. Casa!
Si possono chiamare così quelle stamberghe in cui regnano le muffe?
Vere e proprie topaie alle quali non ci si può avvicinare senza un
moto di ribrezzo, tuguri senza finestre e senza pavimento, per metà
cucina e per metà camera da letto, in cui viviamo in dieci, di due
famiglie diverse, vecchi e bambini insieme. Mangiamo, quando va bene,
un po' di polenta di formentone senza sale o altro condimento, e
quando fa freddo non ci sono i soldi nemmeno per la legna da ardere.
Per fortuna che c'è
Massarenti, per fortuna che ci sono le leghe. Le Organizzazioni
Operaie sostengono degli asili per l'infanzia dove lasciare i bambini
mentre i genitori lavorano, e avevano allestito anche degli scaldatoi
pubblici; aiutavano a superare l'inverno, e mentre stavi lì venivano
i maestri socialisti che ti insegnavano a leggere. Il Comune aveva
fatto anche costruire delle case popolari, per togliere la gente da
quelle baracche, ma non bastavano per tutti. Poi c'era la refezione
scolastica: i bambini ricevevano un panino tutti i giorni dal
comune, e il pane a casa loro si vedeva solo a Natale e per Pasqua.
Solo non capiva come mai lo dessero anche ai figli dei ricchi, che
loro non ne avevano mica bisogno, però Massarenti diceva che non si
dovevano creare differenze di classe tra i bambini, ma educarli alla
solidarietà, quindi andava bene così. Certo, era dura seguirlo
sempre. Tutti quei boicottaggi contro gli agrari, tutti quei giorni
di lavoro persi. Il sussidio di disoccupazione non bastava a
compensare i salari perduti, e poi c'erano quei maledetti krumiri che
si vendevano per una lira al giorno, gli facevano una rabbia! Servi
dei padroni, un giorno o l'altro sarebbe finita male. Le Leghe
avevano ottenuto delle vittorie, sì, ma c'era ancora tanto da fare
per raggiungere l'obiettivo. Otto ore per lavorare, otto ore per
riposare, otto ore per istruirsi. E magari anche un salario
dignitoso. Ci sarebbero riusciti? Quanto tempo sarebbe servito?
Massarenti predicava una trasformazione dal basso, non per atto
inconsulto, improvviso e violento, ma con un'azione lenta, quotidiana
e incessante, con l'elevazione morale, intellettuale e materiale
delle masse, con l'esperienza e l'assimilazione dei sentimenti di
solidarietà e fratellanza. Diceva che non si potevano lanciare allo
sbaraglio eserciti improvvisati di lavoratori ancora analfabeti,
affamati, culturalmente impreparati, verso la conquista del paese,
col risultato di favorire la reazione e la repressione di chi altro
non aspetta per distruggere l'opera socialista creata in tanti anni
di sofferenze e sacrifici.
Aveva ragione, sì,
ma suo figlio nasceva adesso, e lui non avrebbe dovuto fare
sacrifici, suo figlio aveva bisogno che le cose cambiassero subito.
e
la libertà non viene / perché non c’è l’unione
crumiri col padrone / son tutti da ammazzar.
crumiri col padrone / son tutti da ammazzar.
Correva
e malediceva il mondo, Bepi di Molinella, finchè arrivò alla
baracca dove avevano fatto partorire sua moglie.
“Ha
fatto in fretta, è andato tutto bene.” Gli disse la levatrice.
Sua
moglie, quello sguardo dolce di mamma, lo chiamò a sé: “Vieni a
vederlo, non l'abbiamo ancora pulito bene, è un po' insanguinato, ma
è tanto bello e urla forte. Nessuno potrà fare a meno di sentire la
sua voce.”