BUK, il
festival della piccola e media editoria di Modena, si tiene al Foro
Boario: in passato qui si svolgeva il mercato delle vacche. Non molto
incoraggiante come premessa.
I bagni sono infelicemente posizionati accanto all’ingresso e il primo incontro degno di nota (di biasimo) è con la puzza di cloaca. Superato il trauma, però, la musica cambia: c’è più gente di quanto mi ero prefigurato, 95 editori collocati ordinatamente, gli autori presentano le loro opere in tre sale diverse. Niente male.
I bagni sono infelicemente posizionati accanto all’ingresso e il primo incontro degno di nota (di biasimo) è con la puzza di cloaca. Superato il trauma, però, la musica cambia: c’è più gente di quanto mi ero prefigurato, 95 editori collocati ordinatamente, gli autori presentano le loro opere in tre sale diverse. Niente male.
In uno dei primi
stand che incontro c’è un ragazzo alto e adunco, un cartellino sul petto mi
rivela un nome che conosco, visto che si trova nel titolo di tutte le email che
mi invia con cadenza regolare. Anche se è la prima volta che lo vedo, saluto
Alberto Panicucci di R.I.L.L. come fosse un vecchio amico. È simpatico e
ottimamente accompagnato da due belle collaboratrici, mi vende un libro, il
secondo me lo regala. Metto in saccoccia e proseguo.
Il secondo
tavolino che mi attira è quello di Plesio Editore. Un ragazza sta illustrando
il contenuto di un med-fantasy (sottogenere che non conoscevo) con passione
vera. Mi soffermo ad apprezzare la sua descrizione degli otto romanzi che sta
promuovendo, è preparatissima. Mi faccio raccontare qualcosa sulla casa
editrice. È nata nel 2011, a Forlì, distribuisce solo in alcune librerie della
sua zona e nelle fiere (caratteristica che si rivela comune a molti piccoli
editori. Pare che i distributori chiedano percentuali proibitive) e in questo
momento non accetta nuovi manoscritti. È appassionata e gentile, quindi compro un
libro. Non devo farmi prendere dall’euforia, altrimenti dovrò rivolgermi ad uno
strozzino per pagare tutto.
Assisto alla
presentazione di una nuova casa editrice: Edizioni 6pollici. Un Reading non
molto riuscito che parla di polline e aspirapolvere, la proiezione di un
balletto palloso, ma un interessante volantino che dice più o meno: “Cerchiamo
autori. Mandaci il tuo manoscritto, in 60 giorni ti rispondiamo e scriviamo
anche una scheda di valutazione.” È come invitare un’oca a bere, cerco subito
il loro sito, ma scopro che il servizio di cui sopra costa 25 euro. Buonanotte.
Incontro poi
due giovani entusiasti, hanno creato “Tribuks” un social network per gli
scrittori e l’editoria. Il progetto, meritevole, è ai primi vagiti. La versione beta ha
bisogno di qualche aggiustamento, ma soprattutto serve che questi ragazzi trovino
molti utenti. Di fronte c’è la casa editrice A.CAR, mi presento
all’editore, è abbastanza affabile e ha voglia di chiacchierare. Mi illustra la
sua visione del mercato editoriale, non molto incoraggiante (a dire la verità è
il primo che si lamenta, gli altri editori si sono detti abbastanza soddisfatti
delle vendite, in particolare per i generi fantasy e sentimentale). Dice che la
quasi totalità del successo di un piccolo editore dipende dalla capacità degli
autori di auto-promuoversi, e aggiunge, con realismo sconfortante, che in questo periodo un autore deve aspettasi di trarre poco o nessun profitto dalle proprie opere.
Al tavolo di Edizioni Domino ci sono tre signore, la laconicità dell’editrice è compensata
dalla prolissa gentilezza delle due autrici prossime alla sessantina che ha a fianco, una delle quali vestita
di una peculiare eleganza fuori moda. Mi decantano le lodi dei loro romanzi
fantasy (ebbene sì, e io che credevo che fosse un genere da adolescenti), ascolto con attenzione, poi però una si lancia nel dichiarare che poteva
pubblicare con Mondadori, ma ha rifiutato perché “non sempre i grandi editori
pubblicano grandi romanzi.” Saluto garbatamente, mentre mi scrollo gli schizzi
di immodestia di dosso.
Altra
presentazione. Nuova S1 di Bologna, attività principale la pubblicazione di
libri che trattano il ricamo, lancia una nuova iniziativa chiamata “Il Girovago”. Diari di viaggio di italiani all’estero ed esperienze di stranieri
in Italia, più un sito sul quale tutti possono raccontare le loro avventure attorno al mondo. Il loro primo libro tratta un viaggio che ripercorre il tragitto dei
migranti africani dal Senegal a Tunisi. Interessante, ben presentato da un
autore/attore con la voce profonda e avvolgente.
Decido di concludere la mia visita con un incontro con l'autore. Quando il ragazzo dice: "Un grande scrittore deve amplificare la sua vita per renderla la vita di tutti, e io l'ho fatto." ecco che mi alzo e faccio per abbandonare il festival. Senonché, lungo il tragitto, il mio occhio cade su un segnalibro fatto a forma di daga. "L'ho fatto io, a mano. Cioè, l'ho ritagliato." La voce flebile di un ragazzo rotondetto e un po' timido. Mi piace l'atteggiamento. Oltre al segnalibro, Federico Marvasi è anche artefice di una saga (I Crepuscolari) di cui ha pubblicato il primo volume con Fedelo's Editrice. Mi compro il libro sulla fiducia, è l'ultimo, ora di tornare a casa e leggere un po'.