sabato 29 settembre 2012

La bionda del Balboni. Seconda parte.


LA BIONDA DEL BALBONI.


L'inizio del racconto, qui: Prima parte.



Il Capitano Zamboni sfogliava un fascicolo sulle birre artigianali che aveva trovato su internet, quando entrò nella stanza Stefania Abbondanti chiedendo permesso. Egli le sorrise dicendole: “Buongiorno Maresciallo. Sapeva che la produzione domestica di birra è un fenomeno in grande crescita? E che in Italia in particolare si è diffusa la birra di castagne? E che esistono diversi metodi per produrla?”
“Farò tesoro di queste preziosissime nozioni. Mi duole distoglierla dalla sua passione per le bevande alcoliche, ma sono arrivati i resoconti sul contenuto del computer della vittima.”
“Ci sono indizi sulla donna che cerchiamo?” Domandò l’uomo allungando la mano verso l’incartamento, per poi cominciare a leggerlo.
“Su di lei e su altre 168. Nomi, cognomi, indirizzi, foto e filmati. Ci vorrà un po’ per esaminare tutto quel materiale, ci ho messo più di mezz’ora a ispezionare un solo profilo.”
“Immagino che lei abbia guardato tutte le foto e l’intero filmato, meticolosa com’è.”
“Beh, sì… io… non volevo che mi sfuggisse nessuna… ecco, nessuna…”
“… di quelle preziosissime nozioni. Ho capito, Abbondanti.  Senta, vedo che la vittima usava raramente la posta elettronica. I messaggi sono quasi tutti della stessa persona.”
“Un certo Vanes Guidi con il quale si scambiava informazioni e pareri sulla birrificazione. Abita a Minerbio.”
“Birra! Ottimo. Nel pomeriggio andremo a far visita a questo tizio. Metta un paio di ragazzi al lavoro su quei nominativi, voglio sapere chi è la donna misteriosa entro domani.

“Se voleva farsi una birra, Signore, poteva anche venire da solo, con tutto il lavoro che c’è da fare.”
Zamboni e la Abbondanti erano davanti al cancello della bella villetta con giardino dove abitava Vanes Guidi. Il Capitano suonò il campanello e sorrise: “Non vorrà che mi metta alla guida dopo aver bevuto, vero? Inoltre in sua presenza il genere maschile è più propenso a parlare.”
“Capitano!” esclamò la ragazza tra l’imbarazzo e il compiacimento.
Intanto Vanes Guidi era uscito da casa con indosso solo un paio di pantaloni blu alla zuava e ciabatte di plastica ai piedi, lasciando scoperta la sua grossa pancia. Aprì il cancello e con voce flebile disse: “Buongiorno, è successo qualcosa? I Carabinieri non vengono mai da queste parti.”
“Sì, hanno ucciso Luca Balboni. Lo conosceva?” Domandò Zamboni.
“Sì che... Oddio siete qui per arrestarmi?”
“Vogliamo chiederle qualche informazione. E magari assaggiare la sua birra.”
“Ah, allora sapete già che avevamo questa passione in comune. Entrate, il mio laboratorio è lì, nel garage.”
Il locale era incredibilmente ordinato, con le piastrelle in ceramica a terra e sulle pareti, le attrezzature erano modernissime, su un bancone di granito erano ordinati dei piccoli cestini pieni di malto e luppolo di diversa tipologia.
“Questo sì che è un bel laboratorio! Decisamente meglio di quello di Balboni.”
Ammise Stefania Abbondanti guardandosi attorno.
“Grazie signorina. Questa è la mia grande passione, non ho famiglia e così impiego qui i miei risparmi. Posso offrirle una birra? Per una bella ragazza come lei stapperò la mia pils migliore.”
“Il Maresciallo è in servizio, non può bere.” Intervenne Zamboni. “Stappi quella bottiglia per me.”
Una volta che ebbe assaggiato la bevanda, dichiarò: “Ottima! Meglio di quella del suo defunto amico.”
“Lei ha assaggiato la bionda del Balboni? Oh, mi fa molto piacere sentire il suo giudizio, in effetti ritengo che la passione che metto nel creare le mie birre si senta. Per fare questa ho usato tre tipi di luppolo che arrivano da tre continenti.”
“Complimenti. Ma mi dica, quando ha incontrato la vittima l’ultima volta?”
“Ci siamo conosciuti a Rimini, un paio d’anni fa, in occasione di una fiera sui micro birrifici, poi ci siamo solo scritti, non avevo nemmeno il suo numero di telefono. Gli ho chiesto di incontrarci per parlare un po’ del nostro hobby, ma era sempre impegnato.”
“Cosa sa della vita sentimentale del Balboni?”
“Niente. Il nostro rapporto non è mai andato oltre la birra. Pensa che sia stato un delitto passionale?”
Il telefono del Capitano suonò. Rispose mentre Vanes Guidi tentava senza successo di convincere la Abbondanti ad accettare alcune bottiglie in regalo, riattaccò e disse: “Andiamo, Maresciallo. La donna che stavamo cercando si è presentata in caserma.”

“Mio marito è scomparso da due giorni. Aveva scoperto il mio adulterio con quel ragazzo che è stato ucciso, Luca Balboni. Ha lasciato sul tavolo questo biglietto.”
Il Capitano lo lesse: Mi hai tradito. È mio diritto vendicarmi. Addio. Guardò bene l’attraente signora Neri e le domandò: “Abbiamo trovato un reggiseno rosa sulla scena del delitto. Credo che sia il suo. Ha qualcosa da raccontarmi?”
La donna sospirò. “Ero andata da Luca durante la pausa pranzo, in bicicletta: lavoro a un paio di chilometri da casa sua. Stavamo… coccolandoci, quando abbiamo sentito il rumore di un’auto che arrivava. Mi sono rivestita in fretta e sono uscita dal retro del magazzino appena in tempo, ho ripreso la mia bicicletta e sono tornata al lavoro curando di non farmi vedere. Credevo fosse la ragazza di Luca, invece era mio marito.”
“L’ha visto entrare nel magazzino?”
“No, ma quando sono tornata a casa c’era questo biglietto, e stamattina ho letto sul giornale che avevano ammazzato…” La donna non riuscì a continuare, gli occhi velati di pianto.
“Grazie signora. Stasera dovrà dormire in albergo, per sicurezza, finché non ritroviamo suo marito.”

“Buongiorno Abbondanti, ha preso il caffè?”
“Non ancora Capitano. Però abbiamo rintracciato il Neri: il suo telepass ha registrato l’ingresso a Bologna e l’uscita al confine con la Svizzera nella mattinata.”
“È fuggito all’estero?”
“Non credo che sia scappato: era già fuori dall'Italia al momento del delitto, dai movimenti della carta di credito sembra che si trovasse in una casa di appuntamenti di Lugano.”
“Quello è il suo modo di vendicarsi della moglie. Ed è anche un alibi di ferro.” Affermò serafico Zamboni. “Impronte digitali?”
“Ci sono, belle nitide, ma non sappiamo a chi appartengono.”
“Forse io lo so.” Rifletté Zamboni, e incaricò una pattuglia di portagli il suo uomo.
Circa un’ora più tardi entrò nell’ufficio uno sconvolto Vanes Guidi. “Perché sono qui? Per quale motivo mi avete fatto prelevare da casa?”
“Ho scoperto che ci sono diversi metodi per produrre la birra. Il metodo all grain prevede che si utilizzino solo malto e luppolo in grani.” Il Capitano poggiò il mento sulla mano sinistra, il capo un po’ reclinato e un sorriso stanco. “E invece Luca Balboni usava l’estratto. È questo che l’ha fatta arrabbiare?”
“Non so di cosa parla. Io non so niente.” Guidi, seduto di fronte al carabiniere, guardava fisso verso il basso. 
Zamboni prese la busta con l’arma del delitto. “Ieri Lei mi ha chiesto se avevo assaggiato La Bionda del Balboni: la vittima aveva tenuto segreto questo nome fino alla mattina dell’omicidio, per fare una sorpresa alla sua compagna. Lei non poteva conoscere questo nome, a meno che non fosse l’assassino.”
“Non sono stato io.”
“Quindi quando confronteremo le impronte digitali sulla bottiglia con le sue…?”
Guidi si afflosciò sulla sedia, chiuse gli occhi. “Ero andato a fargli visita senza avvisarlo, per parlare della birra, vedere il suo laboratorio. In due anni non aveva mai trovato tempo per me, e ci credo, stava sempre a correre dietro a qualche sottana. Quando sono arrivato ero contentissimo, sono entrato nel magazzino per fargli una sorpresa e davvero glie l’ho fatta: ho visto una donna mezza svestita, proprio mentre si chiudeva la porta alle spalle. E lui figurarsi, nemmeno una piega, si è tirato su la zip dicendo: Ma sei tu, Guidi. Mi hai fatto prendere un colpo, pensavo fosse la mia tipa. Come stai? Sempre impegnato a farti delle seghe?  Che sfrontato! Aveva una ragazza e un’amante. Invece io le donne le vedo solo da lontano. Già ero piuttosto contrariato dal vedere quel misero birrificio allestito all’interno di un deposito di oggetti sconci, poi mi ha offerto questa bottiglia. Ti concedo un grande onore, sei il primo a bere la Bionda del Balboni. Quando ho visto che sull’etichetta c’era scritto “all grain”, gli ho spiegato che non puoi scriverlo se usi l’estratto di malto. È sbagliato. È un metodo diverso. Mi sono innervosito, ho preso una lattina di estratto e l’ho lanciata via. E quel bastardo si è messo a ridere, capisce? Tipo, tu devi prendere la vita più alla leggera. Rilassati, fatti qualche scopata in più. Se proprio ti va così male con le donne, prima che tu vada via ti regalo qualche aggeggino dei miei.  Ho perso la testa, ho frantumato la bottiglia e gli sono saltato addosso. L’ho ammazzato. Se lo meritava. E poi la sua birra faceva schifo.”


Un'altra indagine del Capitano Zamboni: Purificazione.

Nessun commento:

Posta un commento